Secondo il nuovo Rapporto Unesco bisogna partire da tre domande: che cosa dobbiamo continuare a fare? Che cosa dobbiamo abbandonare? Che cosa deve essere inventato da capo in modo creativo? Un contributo per rispondere a queste domande è stato dato da Sobhi Tawil, direttore della Divisione “Future of learning and innovation” dell’UNESCO, che ha tenuto la lectio “Renewing the social contract for education: challenges and opportunities”, durante la presentazione della versione italiana del Rapporto della Commissione sui Futuri dell’Educazione dell’UNESCO, che si è svolta mercoledì 6 dicembre alla Camera dei Deputati. Un evento promosso dalla Cattedra UNESCO dell’Università Cattolica, in collaborazione con il Gruppo Editoriale La Scuola, con la partecipazione di rappresentanti dell’UNESCO e del Ministero dell’Istruzione e del Merito.
Un invito al dialogo raccolto dalla Cattedra Unesco “Education for Human Development and Solidarity among Peoples” dell’Università Cattolica, diretta da Domenico Simeone che ha promosso la traduzione in italiano, realizzata dal Gruppo Editoriale La Scuola. Si tratta di un’occasione per rimediare alle ingiustizie del passato e trasformare il futuro ma è necessario.
Una minore possibilità di sviluppare competenze digitali
Sebbene l'avanzamento dell'accesso a Internet sia importante, è insufficiente per la formazione sulle competenze digitali. Ad esempio, nella maggior parte dei Paesi analizzati, la percentuale di giovani con accesso a Internet da casa è molto più alta di quella dei giovani con competenze digitali.
Le ragazze sono quelle con minori possibilità di sviluppare le competenze necessarie per l'apprendimento e l'occupazione del XXI secolo, secondo il rapporto. In media, in 32 Paesi e territori, le ragazze hanno il 35% di probabilità in meno rispetto ai loro coetanei maschi di possedere competenze digitali, comprese attività semplici come copiare o incollare file o cartelle, inviare e-mail o trasferire file.
Secondo il rapporto, le barriere alla base sono molto più profonde della mancanza di accesso a Internet. I risultati suggeriscono che l'ambiente educativo e familiare gioca un ruolo fondamentale nel divario digitale di genere. Per esempio, anche all'interno della stessa casa, le ragazze hanno molte meno probabilità dei ragazzi di accedere a Internet e alle tecnologie digitali e di poterle utilizzare appieno. Tra i 41 Paesi e territori inclusi nell'analisi, è molto più probabile che le famiglie forniscano telefoni cellulari ai ragazzi che alle ragazze.
Una restrizione all'inclusione delle ragazze
Le barriere all'accesso alle opportunità di un maggiore apprendimento e al mercato del lavoro, norme di genere e stereotipi pervasivi e discriminatori, e preoccupazioni sulla sicurezza online, potrebbero ulteriormente restringere l'inclusione e lo sviluppo delle competenze digitali delle ragazze.
Il rapporto sostiene inoltre che anche quando le ragazze hanno un accesso equo per acquisire le competenze fondamentali in lettura e matematica - e ottengono risultati pari o superiori a quelli dei loro coetanei maschi - ciò non sempre si traduce in competenze digitali.
Per abbattere le barriere che frenano le ragazze, è necessario che siano introdotte prima e abbiano accesso alle tecnologie, che ricevano una formazione sulle competenze digitali e utili per la vita e un impegno per affrontare stereotipi di genere dannosi, specialmente all'interno delle famiglie, e la violenza online.
Colmare il divario
L'UNICEF invita i governi e i partner a colmare il divario di genere e a garantire alle ragazze le opportunità di successo nel mondo digitale. Alcune delle raccomandazioni includono:
- Insegnare ugualmente le competenze digitali alle ragazze e ai ragazzi, a scuola e fuori dalla scuola, anche attraverso programmi comunitari;
- Proteggere la sicurezza delle ragazze online attraverso spazi sicuri virtuali, politiche e leggi e istruzione;
- Promuovere l'accesso delle ragazze all'apprendimento tra coetanei, al mentoring, agli stage e all'affiancamento al lavoro nel mondo digitale/STEM.