Il digitale per un’educazione inclusiva
Il digitale per un’educazione inclusiva
12 luglio 2022
Nel corso dell’International Summit on the Teaching Profession, svoltosi in Spagna nel maggio del 2022, i rappresentanti di diversi sistemi di istruzione si sono confrontati per comprendere come sostenere la professione dell’insegnante nell’affrontare le sfide educative del ventunesimo secolo.
I due temi più rilevanti sono stati la digitalizzazione e l’educazione inclusiva. Dalla condivisione delle esperienze didattiche dei vari Paesi e dalla riflessione sui dati delle ricerche dell’OCSE (21st Century Children, Digital Education Outlook, PISA 2018 e TALIS 2018) è nato il Report Building on COVID-19’s Innovation Momentum for Digital, Inclusive Education, che approfondisce le implicazioni pedagogiche della digitalizzazione e il ruolo dell’educazione inclusiva come motore per società più inclusive. Vediamo insieme gli aspetti salienti di questo documento.
Nuove tecnologie e nuovi divari
Durante l’interruzione della didattica in presenza che si è verificata nel periodo della pandemia di Covid 19 la digitalizzazione dei sistemi educativi non ha soltanto contribuito a rendere possibile l’insegnamento, ma lo ha radicalmente trasformato.
La Didattica a Distanza e le altre attività implementate per garantire la continuità didattica hanno cambiato il paradigma della Scuola: il digitale ha smesso di essere un mero strumento a supporto della didattica per diventare una risorsa essenziale per consentire le attività educative.
La ripresa della frequenza scolastica è avvenuta quindi in un nuovo mondo, più digitale, che sta cambiando le tradizionali modalità dell’apprendimento.
Allo stesso tempo, però, gli studenti e le scuole, che non erano preparati a questa trasformazione repentina, sono rimasti significativamente indietro. La diversa disponibilità di infrastrutture, attrezzature tecnologiche e competenze digitali si è trasformata in un elemento di disuguaglianza, che ha dato origine a una maggiore povertà educativa digitale.
Adesso il compito dei sistemi educativi è quello di mappare questi divari per attuare degli interventi mirati al potenziamento delle competenze digitali al fine di rendere i sistemi educativi più equi. Ciò sarà possibile grazie alla condivisione delle esperienze e delle buone pratiche e col supporto delle evidenze che i dati delle rilevazioni sulle competenze digitali ci forniscono.
Anche i docenti, insieme all’intera comunità scolastica, possono contribuire alla trasformazione digitale sia per sfruttarne le opportunità che per contribuire a realizzare una scuola più inclusiva.
L’efficacia e la flessibilità del digitale come risorsa per la didattica
Se da un lato i sistemi educativi possono intervenire per ridurre i divari causati da una digitalizzazione a diverse velocità, dall’altro gli insegnanti hanno la possibilità di intervenire sia a livello locale, nelle proprie aule, sia a un livello più ampio.
La digitalizzazione può infatti stimolare l’apprendimento professionale e lo scambio tra insegnanti e scuole. Le comunità educative online rafforzano le reti degli insegnanti, consentendo loro di co-creare e condividere le migliori pratiche educative.
In futuro poi, grazie allo sviluppo di sistemi di intelligenza artificiale, sarà possibile realizzare un apprendimento personalizzato basato sui dati che permetta agli studenti di assumere una maggiore consapevolezza sulle proprie modalità di apprendimento. La tecnologia potrà quindi supportare gli insegnanti nelle attività di routine, concedendo loro più tempo per lavorare direttamente con gli studenti.
Uno scenario affascinante, quello che il documento dell’OCSE puntualizza essere il risultato dell’integrazione tra intelligenza artificiale e insegnamento, che richiede però delle policy adeguate in materia di etica, correttezza, trasparenza, sicurezza, responsabilità e privacy dei dati.
Occorre inoltre sostenere gli insegnanti nell’integrare le novità del digitale – come la gamification, le simulazioni e la realtà aumentata – nelle attività didattiche per consentire di sfruttarne il potenziale.
Per favorire l’integrazione dell’alfabetizzazione digitale e mediatica nei programmi scolastici sono però necessari degli interventi a livello di sistema: alcuni Paesi stanno completamente rivedendo, o lo hanno già fatto, i loro curricula per rendere olistico l’apprendimento dei media e dell’alfabetizzazione digitale.
Questi interventi funzionano meglio quando sono coinvolti anche gli studenti, i genitori, gli insegnanti, gli esperti informatici e in generale tutti gli stakeholder che possano contribuire a una visione più ampia delle tematiche digitali.
L’istruzione inclusiva
Durante la pandemia tutti gli studenti hanno avuto delle difficoltà a livello sociale, emotivo e scolastico; queste sono state ancora più evidenti in coloro che vengono definiti come fragili.
Gli autori del rapporto OCSE suggeriscono che per compensare gli effetti negativi della pandemia siano necessarie delle politiche che intervengano a supporto degli studenti che hanno un background socio-economico meno florido. In questi ultimi si riscontra infatti un maggiore calo negli esiti di apprendimento per via delle minori risorse avute a disposizione durante la pandemia.
I dati delle ricerche in ambito educativo svolte nei vari Paesi possono fungere da guida per identificare gli alunni maggiormente a rischio di povertà educativa.
Mediante un’istruzione inclusiva è quindi possibile ridurre i divari, valorizzare al meglio le potenzialità di tutti gli studenti e rafforzare la coesione sociale. Anche in questo caso il digitale può costituire un valore aggiunto per via delle sue caratteristiche che permettono di arricchire l’esperienza didattica.
Il compito di costruire una scuola digitale più equa non spetta però solo ai decisori politici e ai policy makers: grazie alle peculiarità delle nuove tecnologie l’inclusione può essere promossa anche dagli studenti, insieme ai docenti, alle famiglie e alla comunità.
Approfondimenti
Articolo originale pubblicato su invalsiopen.it in data 12.07.2022